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Carissime concittadine, carissimi concittadini, autorità, associazioni partigiane, associazione tutte e benvenuta Diana De Marchi, rappresentante ANPI.

E’ per me sempre un grande onore prendere la parola in un giorno così importante e sento ancora di più quest’anno la responsabilità di essere la rappresentante di tutta la comunità che mi ha democraticamente scelta come Sindaco.

!!!Democraticamente scelta!!!

La democrazia, la nostra democrazia trova la sua nascita in quel 25 aprile 1945 giorno in cui l’Italia veniva liberata dal nazifascismo.

Un’Italia provata e devastata, un’Italia liberata da uomini e donne che hanno fatto la Resistenza, ai quali deve andare sempre un ringraziamento da tenere vivo con il Ricordo della Celebrazione per il loro coraggio e per il loro sacrificio.

Dopo la liberazione c’era un’Italia da ricostruire: nacquero le istituzioni dell’Italia democratica, nacque la repubblica e nacque la nostra Costituzione.

Sono passati 74 anni da allora, sono tanti? sono pochi?

Non è questo l’importante, 74 anni è l’età di una persona matura, ma parlando di Resistenza e di Liberazione dobbiamo fare una riflessione collettiva: la storia della lotta al nazifascismo ha quasi totalmente perso le testimonianze dirette di chi ha vissuto l’abominio nazifascista in prima persona e di chi lo ha combattuto.

Dobbiamo, perciò, essere consapevoli di questo e assumerci un forte impegno, insieme! perché ascoltare dal vivo le parole di chi ha vissuto i giorni della guerra e della Resistenza, fino alla Liberazione, diventerà sempre più una raro.

Lo sapeva bene Piero Calamandrei che nel discorso ai giovani disse:

Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra costituzione.”

Quindi, oggi, tutti noi siamo chiamati a dare continuità, con la nostra azione, con le nostre parole a quella grande e straordinaria Azione collettiva che fu la Resistenza, a quel moto civile e ideale fatto di un popolo, di una mobilitazione coraggiosa di cittadini, giovanissimi, che si ribellarono all’oppressione. Quella vittoria fu ottenuta anche grazie a persone che, pur non combattendo in prima linea, non furono per questo meno coraggiose, scelsero i valori della libertà e della solidarietà nelle loro anche piccole azioni quotidiane… tanti luoghi del nostro paese ne portano ancora le tracce e ne custodiscono ancora racconti straordinari.

Chi all’epoca ha scelto i valori della libertà e della solidarietà, ha scelto di non cullarsi nell’indifferenza.

!!!Indifferenza!!!!

Ricordiamoci bene le parole della senatrice Liliana Segre

Ho paura della perdita della democrazia perché io so cos’è la non democrazia. La democrazia si perde pian piano nell’indifferenza generale, perché fa comodo non schierarsi”.

Non bisogna essere eroi per schierarsi ce lo insegna Simone l’adolescente di Torre Maura che ha sfidato Casapound pronunciando queste parole:

“Nessuno deve essere lasciato indietro, né italiani, né rom, né qualsiasi tipo di persona. Io sono uno su cento, ma almeno io non sono venuto qui per prendere voti. Io non sono di nessuna fazione: sono qui per Torre Maura”.

Simone che, in un’epoca come la nostra, dove le ombre di un passato non troppo remoto si affacciano, ci indica la via… andate lì dove i diritti vengono negati.

Simone ha dato concretezza in pieno all’incipit della Dichiarazione Universale dei diritti umani, che voglio ricordare:

“…il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti eguali e inalienabili costituisce il fondamento della libertà, della pace e della giustizia nel mondo.”

Poi c’è il rovescio della medaglia, c’è un’altra realtà, come ha detto Liliana Segre

La realtà ci consegna una lista quotidiana di atti inqualificabili. Bisogna lavorare contro la fascistizzazione del senso comune che sta appena un gradino sopra l’indifferenza che 80 anni fa ha coperto di vergogna l’Italia fascista”.

Dopo 80 anni in Italia succede ancora che:

  • un insegnante disprezza su un social la Costituzione,

  • nel milanese bruciata la statua dedicata alla partigiana martire del fascismo

  • in una scuola a Ferrara uno studente di religione ebraica è stato aggradito dai compagni che hanno pronunciato queste parole “Quando saremo grandi riapriremo Auschwitz e vi ficcheremo tutti nei forni, ebrei di m.”

Le conseguenze???

pressochè nulle! L’insegnante continua ad insegnare e alcuni giornalisti commentando il fatto di Ferrara l’hanno definito “atto di bullismo a sfondo antisemita”.

C’è un’Italia dove due anni fa sindaci di centro destra con la fascia tricolore protestavano davanti alla Prefettura di Milano contro l’accoglienza, mentre altri sindaci sempre con la fascia davanti al Prefetto firmavano il protocollo per un’accoglienza più umana, diffusa e inclusiva.

C’è un’Italia che dopo la firma di tale protocollo ha minacciato due sindaco donne per aver firmato tale protocollo.

  • C’è un’Italia dove nel 2019 la sindaca di Lentate sul Seveso cancella il 25 aprile perché deve prendere un anno di riflessione dal momento che la Festa è strumentalizzata dalla sinistra.

  • Cumiana, in provincia di Torino, l’Anpi ha dovuto organizzare una “manifestazione autoconvocata“.

Il motivo? La commissaria – inviata dalla prefettura a gennaio per reggere il comune dopo le dimissioni del sindaco – non ha organizzato alcuna manifestazione per ricordare la Liberazione. Si limiterà a far deporre una “corona d’alloro” sulla stele che ricorda i caduti partigiani ma non sarà presente perché si è presa due giorni di vacanza. Cumiana è medaglia d’oro al merito civile per la Resistenza. Il 3 aprile 1944 fu teatro di quello che è ricordato come “l’eccidio di Cumiana“, l’uccisione di 51 persone da parte di un reparto delle Ss.

  • A trieste Il primo cittadino di centrodestra Roberto Dipiazza ha vietato ai partigiani di parlare dal palco delle celebrazioni alla Risiera di San Sabba. “Trieste è l’unica città capoluogo dove durante la cerimonia ufficiale non viene data la parola alle organizzazioni che rappresentano chi la lotta di Liberazione l’ha fatta”. A loro ha replicato lo stesso sindaco: “Il 25 aprile non è una festa di compleanno dove ognuno può fare ciò che crede, è una cerimonia istituzionale ufficiale della Repubblica e chi non vi partecipa si mette fuori da solo, non c’è altro da commentare”.

  • I ministri leghisti non parteciperanno ad alcuna celebrazione in quanto, per il vicepremier, la memoria della Liberazione è stata monopolizzata dai comunisti.

Mi sembra che sia arrivato il tempo che politica ed istituzioni in primis facciano il loro dovere.

Ad esempio nel giugno del 2018 Liliana Segre ha depositato come prima firmataria un disegno di legge per l’Istituzione di una Commissione parlamentare di indirizzo e controllo sui fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza, cosa si aspetta a trasformarla in legge?

Ma dove stiamo andando? A questi signori, rappresentanti delle istituzioni ricordo una frase di Tina Anselmi, detta Gabriella come staffetta partigiana e poi ministro:

 “La nostra storia ci dovrebbe insegnare che la democrazia è un bene delicato, fragile, deperibile, una pianta che attecchisce solo in certi terreni, precedentemente concimati, attraverso la responsabilità di tutto un popolo. Dovremmo riflettere sul fatto che la democrazia non è solo libere elezioni, non è solo progresso economico. E’ giustizia, è rispetto della dignità umana, dei diritti delle donne. E’ tranquillità per i vecchi e speranza per i figli. E’ pace.”

Partecipare oggi, come ho sempre fatto, alla festa del 25 aprile e pronunciare qui oggi il mio discorso come sindaco, rappresentante delle istituzioni, è un onore, è un grande orgoglio, è una sentita responsabilità.

Oggi più che mai dobbiamo avvertire il bisogno di tenere alto il valore delle istituzioni che rappresentiamo con spirito di servizio e rispetto.

E allora il mio pensiero va alla mia, alla nostra comunità intera fatta da coloro che si sentono la maggior parte e che non deve lasciare indietro nessuno, e questo lo ritengo il metro di misura del mio operato e dell’operato di chi vuole far parte delle istituzioni.

Come possiamo trasformare in azioni la giustizia? Il rispetto della dignità umana? I diritti per le donne? Compiendo scelte, scelte politiche, a volte impopolari o difficili, ma scelte mirate a non lasciare indietro nessuno.

  1. Continuare ad investire nel sociale

  2. Dare agli anziani gratuitamente dei centri di aggregazioni e viverli sempre come memoria e come risorsa

  3. Riconoscere i diritti di tutti dalle unioni civili alla cittadinanza simbolica ai bambini stranieri nati in Italia creando occasione di condivisione e di memoria

  4. Riconoscere i diritti di tutte le famiglie, di tutti i genitori e di tutti i bambini nati a Cormano;

  5. lavorare sin dalla scuola dell’infanzia a promuovere la pari opportunità

  6. continuare a tenere alta l’ attenzione contro la violenza sulle donne, anche attraverso simboli posizionati in varie parti della nostra città

  7. combattere i pregiudizi e attuando politiche di inclusione, ad esempio lo sprar e festa mondo

  8. continuare a proporre eventi culturali

  9. promuovere la partecipazione nei processi decisionali

  10. promuovere la cultura della legalità

  11. contribuire a creare comunità accoglienti ed inclusive

Questa è Cormano e con orgoglio ribadisco che la storica frase del presidente Kennedy

Non chiederti cosa può fare il tuo paese per te, chiediti cosa puoi fare tu per il tuo paese”

trova nella mia città una concretezza piena: non mi sono mai sentita sola: scelte il più possibile condivise e scelte realizzate grazie all’esercito di persone, associazioni ed istituzioni che con noi e per noi portano avanti i valori della Resistenza.

Oggi questo significa RESISTERE!

Ma come tenere alto il valore delle istituzioni?

Con onestà, l’onestà nell’accezione comune di non compiere il proprio interesse. Onestà nella dedizione, nel non risparmiarsi, onestà dei valori condivisi da una comunità, la nostra comunità che alle chiamate di partecipazione e di condivisione ha sempre risposto.

La Resistenza che ha portato alla Liberazione era fatta da tante persone che hanno creduto, lottato e resistito appunto. Da questa dirompente spinta a riconquistare la libertà nasce il patrimonio che ci è stato consegnato:

la Repubblica, la Costituzione e la democrazia.

Una democrazia, è bene ricordarlo, è fondata sulla partecipazione, sulla divisione dei poteri e sul rispetto delle persone e delle istituzioni.


Alcuni principi contenuti nella nostra Costituzione faticano ora a trovare corrispondenza nella dura realtà del nostro Paese, a partire dall’etica pubblica, dalla dignità delle persone, nel lavoro e nella condizione sociale, nella non discriminazione.

Eppure la lotta quotidiana a cui tutti noi siamo chiamati ogni giorno è proprio quella che ha un unico fine:

dare sostanza a tutti i principi costituzionali. 


E’ questo l’unico modo per ricordare, con onore e con orgoglio, a lungo, i nostri caduti e tutte le donne e gli uomini che oggi ci hanno portato qui.


Il 25 aprile 1945 è il giorno in cui, alle 8 del mattino via radio, il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia, il cui comando aveva sede a Milano ed era presieduto da Luigi Longo, Emilio Sereni, Sandro Pertini e Leo Valiani, proclamò l’insurrezione in tutti i territori ancora occupati dai nazifascisti, indicando a tutte le forze partigiane attive nel Nord Italia, facenti parte del Corpo Volontari per la Libertà, di attaccare i presidi fascisti e tedeschi imponendo la resa.

Uomini e donne sempre severi con loro stessi nonostante le gesta straordinarie, troviamo umiltà nelle parole di Teresa Mattei ci ha lasciati il 12 marzo del 2013, pochi mesi prima di morire in un suo ultimo intervento fece un appello ai giovani di oggi:

Voi siete il nostro futuro, cercate di assomigliarci ma di essere meglio di noi. Cercate di fare quello che noi non siamo riusciti a fare, un’Italia fondata, veramente, sulla giustizia e sulla libertà“.

Con queste parole una donna, che da partigiana aveva avuto il coraggio di offrire alla libertà e all’Italia la sua stessa vita, che ha dedicato tutto il suo tempo ed il suo impegno, nel dopoguerra, per rendere l’Italia un Paese migliore; dimostrò, ancora una volta, di essere una sognatrice, di non aver mai smesso, neanche in tarda età, di lottare per un mondo finalmente giusto e libero.

Da quel 25 aprile 1945, sono almeno tre le generazioni che si sono susseguite e ciò che le deve tenere unite più profondamente sono i valori comuni della democrazia, della giustizia sociale e della pace, è questo il filo rosso che ci deve unire e che non deve essere mai spezzato, contro il qualunquismo e l’individualismo esasperato, contro la corruzione e l’illegalità, contro le espressioni neofasciste, antisemite e xenofobe, contro tutte le intolleranze.

Guardiamo al futuro e rimbocchiamoci ancora di più le maniche: ai giovani dobbiamo consegnare questa Memoria, viva e vitale, di straordinaria attualità.

E ricordiamo anche le parole di Enrico Berlinguer:

Ci si salva e si va avanti se si agisce insieme e non solo uno per uno”

Ora e sempre resistenza!

Viva la Resistenza

Viva il 25 aprile

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